mercoledì 22 giugno 2011

Il consumo energetico in Giappone

Lo spegnimento delle due centrali nucleari di  Fukushima, e quella di Hamaoka   ha ridotto di circa 10 GW (miliardi di W)  la capacità di produrre energia in Giappone. Dato che  i reattori non sono mai funzionanti tutti allo stesso tempo una potenza nominale di 10 GW e' probabilmente più realistica. Per confronto una lampadina ad incandescenza consuma 100 W, una latrice/lavastoviglie consuma tra i 500 ed i 1000 W, e 3kW (3000 W) rappresentano i consumi massimi dell'utenza nominale casalinga.
Potenza consumata ed erogata il 22 giugno (dati TEPCO). Le barre rappresentano la potenza consumata, la curva rosa il valore atteso e quella blu i consumi dell'anno scorso.  La tacca nera a 47.3 GW è la massima potenza disponibile.
Come si vede dal grafico in figura (c'è anche un link in inglese ma è spesso non aggiornato), la potenza massima erogabile è di 47 GW a fronte di circa 40 GW di consumo (60 GW nel 2010). La differenza tra le curve blu (consumi 2010)  e rosa (consumi 2011) mostra l'effetto delle misure di risparmio energetico.
Il governo mira a risparmiare almeno il 15% riducendo i consumi delle fabbriche, diradando la frequenza dei treni, spegnendo molte luci e soprattutto l'aria condizionata.  (anche se a giugno fa già più di 32 gradi nel laboratorio).   I laboratori di ricerca, le fabbriche ed alcuni negozi hanno seguito l’esempio esponendo cartelli che attestano gli sforzi fatti per ridurre i consumi. Qualunque sia la bontà di queste scelte, l’illuminazione ridotta delle stazioni e dei luoghi pubblici conferisce alla città un aspetto crepuscolare, sotto certi aspetti più affascinante di quello asettico offerto normalmente dall’eccesso di neon accesi. 


Foto della metropolitana di Tokyo: gli schermi mostrano come la compagnia abbia potuto ridurre i consumi del 20%. Tra gli accorgimenti c'e' quello di rimuovere una parte dei tubi a neon. 

Il paradosso maggiore viene posto dalle onnipresenti Jidōhanbaiki, macchinette distributrici di bibite che popolano ogni angolo di strada ed infestano le stazioni. Vi sono circa 5 milioni di macchinette, una per ogni due dozzine di giapponesi. Questi prodigi tecnologici – ciascuno in grado di fornire bibite gelate e bollenti – consumano complessivamente 3 GW di potenza, ossia quanto produceva tutta la centrale di Fukushima I prima dell’incidente. Quasi tutti i problemi di mancanza di corrente sarebbero dunque risolti semplicemente spegnendo queste macchine; uno sforzo è stato fatto in tal senso anche se ovviamente spegnerle tutte non è possibile, dato che in un anno incassano più 50 miliardi di euro. Anche se l’illuminazione interna delle macchine è stata spenta, il grosso dei consumi è dovuto al frigorifero per raffreddare le bevande… che è accanto allo scompartimento che serve le bevande bollenti. 

A complicare la situazione energetica del Giappone si aggiunge il fatto che il nord-est (Tokyo, Sendai, Sapporo…) dell’isola utilizza corrente a 50 Hz mentre il sud-ovest (Kyoto, Osaka, Nagoya) utilizza corrente a 60 Hz.. Questa differenza di frequenza risale alla fine del XIX secolo, quando nell’ovest furono acquistati primi generatori dalla statunitense General Electric e nell’est si preferì la tedesca AEG. Il voltaggio utilizzato nelle case non ha una grande importanza, in Europa usiamo 220 V mentre in America e Giappone 110 V. Quello che si paga è l’energia consumata (pari alla corrente per il voltaggio durante il tempo in cui teniamo acceso lo strumento): un computer consuma la stessa quantità di energia sia in america che in Europa (nel vecchio continente consuma meno corrente perché il voltaggio è più alto, negli USA è il contrario). E’ estremamente complicato convertire la corrente generata da una centrale a 50 Hz in una a 60 Hz o viceversa, pertanto la carenza di energia nell’est non può essere bilanciata facendo ricorso all’altra metà del Giappone.

Resta da capire se gli sforzi fatti basteranno per evitare ulteriori black-out programmati: quelli che hanno avuto luogo a marzo sono stati gestiti in maniera poco oculata, penalizzando solo alcune zone (che hanno avuto anche 10 sospensioni di corrente) a favore di altre (non solo il centro di Tokyo). 
Unica magra consolazione è stata una splendida visione di stelle e pianeti nel cielo notturno.

(adattato ed aggiornato dal libro sulla radioattività)


2 commenti:

  1. In fondo stiamo scoprendo l'acqua calda: consumiamo e sprechiamo troppa energia. Mentre una società privata ha il diritto di accedere all'energia per quanto cara per i suoi distributori automatici in relazione ai profitti che ne ricava, lo stato avrebbe il dovere di imporre standard energetici.
    Spero che questa nuova sfida per il Giappone (ed in senso generale per tutti noi) sia vittoriosa come quella vinta dagli shogun del XVII secolo quando imposero strettissime regole per il consumo del legname (una bella descrizione di ciò è riportata in "Collasso. Come le società scelgono di morire o vivere" di Jared Diamond)

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  2. Quello e' un gran bel libro. L'ho scoperto al RIKEN e ne ho comprata una copia. Interessante sia la parte sulla groenlandia che sull'isola di Pasqua. A proposito di libri, come si chiama invece il racconto del fisico russo che calcolava lo spessore del ghiaccio per dire al figlio se ci poteva camminare sopra o no?

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